Archives for category: Italian jazz

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PERCHÉ ALEX USAI: Una voce che si divide tra Stevie Wonder e il più sornione Chris Rea già da sola potrebbe essere un ottimo biglietto da visita. Ma in quest’album c’è molto di più: accanto alle interessanti interpretazioni canore del band leader, abile con la chitarra quanto con la voce, c’è il groove funky-jazz prodotto dalle tastiere vintage di Alberto Gurrisi e dal basso di Ivo Barbieri. Da questo incontro scaturisce un disco raffinato quel tanto da non perdere però la sua schiettezza. Alla base di tutto, ovviamente, rimane il blues ma, come si sa, le “strade del diavolo” portano spesso lontano e in direzioni inaspettate.

ALEX USAI BLUES BAND, Blues Tale, 2014

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PERCHÉ CESARE MALFATTI: un disco rarefatto, a tratti quasi sussurrato, concepito per esaltare ogni minima sfumatura pensata e suonata dal suo autore. L’approccio è decisamente jazz ed eclettico nella misura in cui tutto sembra scaturire e prendere lentamente ed ordinatamente forma da una sorniona turbolenza anarchica. Scorie sonore sfuggono momentaneamente qua e là al controllo della musica per poi essere all’occasione richiamate verso di essa per dare maggiore profondità a impressioni e sentimenti in via di definizione. Malfatti compone e canta nel solco della tradizione della poesia di Nick Drake.

CESARE MALFATTI, Una mia distrazione + 2, Adesiva Discografica 2014

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Adesiva Discografica – Studio di registrazione Milano

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PERCHÉ LEO PARI: Una voce dalla ruvida originalità spicca il volo su un raffinato tessuto strumentale che molto deve alla matrice folk-rock ma che non ha paura di chiedere altrettanto al pop. Come altri suoi contemporanei il modello di riferimento è il conterraneo Lucio Battisti. Ma Leo Pari sa spingersi oltre accarezzando a più riprese l’idea di usare la tradizione canora nostrana come trampolino di lancio su un mondo musicale in cui ancora molto c’è da scoprire e, soprattutto, suonare. Ad accompagnarlo per oltre metà album le chitarre scoppiettanti di Roberto Angelini.

LEO PARI, Sirena, Gas Vintage Records 2013

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PERCHÉ MASSIMO COPPOLA: Un album libero e ostinatamente ispirato a quell’idea di fusion che ha fatto della sensibilità pop una ragione di vita. I riferimenti sono molteplici e appartengono tutti agli anni Ottanti: Tears for Fears, Prefab Sprout, il primo Sting solista per finire con Sade. Proprio perché forte di questi riferimenti, Massimo Coppola riesce a infondere al lavoro un gusto personale – pur mantenendo però sempre ben ferma l’idea di rendere omaggio a un decennio troppo frequentemente bistratto dal punto di vista musicale – anche quando entra nel campo minato delle cover come in occasione di Pale Shelter scritta appunto da Roland Orzabal and Curt Smith.

MASSIMO COPPOLA, Sinceri oroscopi, Silent Groove 2014

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PERCHÉ PIETROPAOLI & VITERBINI: Il duo – double bass e chitarre – rende chiaro fin da subito l’aggettivo “primitivo” utilizzato nel titolo. Nell’inebriante carosello delle cover Pietropaoli e Viterbini optano per un ritorno alle radici e alla semplicità spogliando i brani di tutti quegli elementi belli ma “sacrificabili”. I brani, così ridotti all’osso, rivivono in una seconda pelle e riaccendono le passioni e i sentimenti dell’atto creativo. Nessuno, per nostra fortuna, viene risparmiato, nemmeno Black Hole Sun, inno generazionale dei Soundgarden. Un’operazione così ardita ricorda molto il Miles Davis degli anni ‘80s.

ENZO PIETROPAOLI & ADRIANO VITERBINI, Futuro Primitivo, Egea 2013

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PERCHÉ CARLONE, LI CALZI, RIGHEIRA: Progetto che sa unire la vocazione inclusiva del pop italiano con l’improvvisazione del jazz e la complicità intangibile dell’elettronica. Gian Luigi Carlone della Banda Osiris, il trombettista Giorgio Li Calzi e un sempreverde Johnson Righeira danno vita a una situazione sospesa tra nostalgia di un passato canoro nostrano mai realmente passato e la tensione tutta irrisolta di un futuro solo a tratti presente. Sarebbe riduttivo definire le 13 tracce semplici cover.

CARLONE, LI CALZI, RIGHEIRA, Italiani, Disastro Records 2013

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PERCHÉ BONNOT, TRACANNA E CECCHETTO: Il beatmaker degli Assalti Frontali stringe nuovi legami nel mondo del jazz. Per il progetto Drops si fa affiancare dal sassofonista Tino Tracanna e il chitarrista Roberto Cecchetto ma non dimentica Paolo Fresu. Le tracce dell’album spaziano dalla dub all’hip-hop passando per l’imprevedibilità della world music mantenendosi sempre aggrappate al groove imbastito da Bonnot e ai fraseggi di Cecchetto. Non si può non citare Mercedes Casali, voce in ben quattro tracce.

BONNOT, TRACANNA, CECCHETTO, Drops, Bonnot Music 2013

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Recensione su Musica & Dischi, maggio 2013
(http://musicaedischi.it)