Questo post nasce dalla lettura di un lungo articolo, dal titolo allarmante, “Precari stile EXPO”, comparso sull’ultimo numero del settimanale Left, in cui si discute approfonditamente sui tanti dubbi e le ancora più numerose pecche legate all’organizzazione dell’imminente evento.
Ad attirare la mia attenzione di milanese scettico, i 18.500 volontari – a cui verrà corrisposto, sia lodato il dio dell’abbondanza, un buono pasto giornaliero – che si dovranno, scusate il francesismo, “fare il culo per sei mesi” in nome dell’onore patrio e della riuscita del progetto. Siamo alle solite, mi sono detto. Ora et labora, ma di soldi non chiederne, lordano l’anima! Una nuova e pericolosa equazione è stata battezzata: cibo=cultura da cui ne consegue l’altrettanto vera, e popolarissima nel nostro paese, cultura≠reddito. Scorrendo le righe del collega Checchino Antonini poi mi sono imbattuto nell’intervento del rapper Frankie Hi-Nrg che, chiamato a ricoprire il “prestigioso” ruolo di ambasciatore della manifestazione internazionale, ha con immediata naturalezza declinato il gentile invito dichiarando: Il mio animo partigiano contrario a un EXPO gestito in questa maniera si è sentito musicalmente rinvigorito. Anni addietro Hi-Nrg cantava “Faccio la mia cosa nella [aggiungo io, mia] casa…”; ma l’EXPO non è la casa di nessuno in particolare, anzi dovrebbe essere la casa di tutti alla cui mensa tutti dovrebbero avere l’opportunità di sedersi e mangiare e poi, come vuole il buon costume, pagare il conto. Ma su quest’ultimo punto per i 18.5000 volontari sorgerà un problema. Come pagare nel caso in cui nelle lunghe ore di “volontariato” dovesse sorgere un languore supplementare a quello previsto dai buoni pasto? Ragazzi, stringete la cinghia e sopportate i morsi della fame e della fatica, d’altronde nel mondo non siete affatto soli! C’è gente che se la passa peggio di voi! E se proprio non ce la fate, spingetevi alle soglie di qualche prestigioso ateneo e fatevi offrire la cena da uno dei professori coinvolti e lautamente finanziati per dare lustro scientifico alla kermesse, anche fosse solo con un paio di slide show. Forse i dotti avranno più cuore dei dirigenti e dei burocrati dell’EXPO. Se non dovesse funzionare, non preoccupatevi, la musica verrà in vostro soccorso e organizzerà un nuovo Live Aid…
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Cari i miei pazienti, dopo questo ennesimo sfogo, vi annuncio che mi ritirerò lungo le sponde della Senna a sfondarmi il fegato a botte di ottimo vino rosso e tarte Tatin. Se foste affamati e un po‘ depressi, io un paio di coperti li posso ancora offrire. Quindi ci si rivedrà, as usual, tra due settimane. Au revoir! Vive la Résistance!